IL CASCO PER I LAVORI IN QUOTA: LA SCELTA CORRETTA

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Sono anni che sentiamo sempre la stessa minestra, in tutti i manuali ed in quasi tutti i corsi che abilitano ad operare mediante funi: “un casco per il lavoro in quota deve fare riferimento alla norma EN397. Utilizzare un modello fuori dalla suddetta norma o, peggio ancora, un caschetto d’alpinismo e’ severamente proibito ed e’ una grave irresponsabilita'”. Ne siamo realmente sicuri? La scelta corretta del casco per i lavori in quota dovrebbe essere un compito abbastanza semplice; purtroppo non e’ cosi’ poiche’ c’e’ ancora molta confusione in merito e, chi fa formazione, spesso non aiuta a fare giusta chiarezza.

Bisogna innanzitutto chiarire il fatto che non esiste nessuna norma tecnica specifica riguardante i caschi per i lavori in quota, nemmeno la EN397 la quale fa riferimento ai caschi per l’industria, per il semplice fatto che il casco non e’ un DPI anticaduta. L’unica norma UNI specifica per i lavori “verticali” e’ la UNI-EN 12841 “Dispositivi di Protezione Individuale anticaduta” – “Sistemi di accesso e posizionamento mediante funi” – “Dispositivi di regolazione di corda”. Il resto dei dispositivi utilizzati rispondono per lo piu’ a norme che regolano dispositivi di protezione contro cadute dall’alto in generale, ma non specificatamente per il lavoro in fune (e’ simile ma non e’ la stessa cosa).

E allora che casco uso? La scelta dell’elmetto per lavori in fune deve basarsi obbligatoriamente sul documento di valutazione dei rischi specifici delle operazioni previste. Fatto questo, andro’ a scegliere quello che mi offrira’ una protezione migliore:

  • EN 397 – casco di protezione per l’industria;
  • EN 12492 – casco d’alpinismo;
  • casco certificato senza norma

 

Casco EN 397 – casco di protezione per l’industria

 

Casco EN 397

Requisiti obbligatori:

  • assorbimento di impatti (parte superiore della calotta): percussore di 5kg da 1m di altezza con F < 5 kN
  • resistenza alla perforazione: percussore di punta di 3kg da 1m di altezza (non deve esserci contatto con la testa)

Requisiti opzionali:

  • sottogola: esso deve sganciarsi ad una forza compresa tra 15 e 25 daN
  • resistenza a basse temperature: assorbimento di impatti e resistenza alla perforazione a -20 °C, -30 °C
  • resistenza ad alte temperature: assorbimento di impatti e resistenza alla perforazione a 150 °C
  • protezione contro archi elettrici (EN 50365): protezione limitata con contatto accidentale di poca durata con elementi conduttori di voltaggio fino a 440 V
  • deformazione laterale: resistenza alla deformazione provocata da urti laterali
  • resistenza a spruzzi di metallo fuso: essi non devono perforare il casco,deformarlo ne far si che la calotta bruci prima di 5 secondi dal primo contatto

Come si puo’ vedere, un casco che possiede tutti i requisiti della norma offre un elevato grado di protezione. Il problema e’ che molte persone acquistano modelli i quali soddisfano appena i requisiti obbligatori, pensando che basti aggiungere semplicemente un sottogola per convertire un elmetto in un DPI adeguato ai lavori in quota, errore da non sottovalutare! Innanzitutto, la EN 397 non include prove di impatti laterali, frontali o posteriori, situazione che potrebbe verificarsi durante una caduta, percui un casco che accompie esclusivamente ai requisiti minimi richiesti dalla suddetta norma non e’ stato chiaramente disegnato per proteggere l’operatore da impatti durante una caduta, bensi dalla caduta di oggetti sulla parte superiore della calotta (guardando bene l’immagine accanto, si nota una specie di “cresta” centrale che corre longitudinalmente sulla calotta). Inoltre, la scarsa resistenza del sottogola e’ un’altra caratteristica che lo rende poco adeguato per i lavori in quota ed in fune (sottogola progettato per aprirsi in caso di urto quando l’utilizzatore e’ a terra). IMG_6358   Ma se restassi agganciato con sottogola da qualche parte, comepuo’ un altro tipo di casco che non risponde alla norma EN 397 evitare che mi strangoli? I caschi che non rispettano (volontariamente) questo requisito sono normati dalla EN 12492 ed incorporano un sottogola con resistenza massima di 50 daN, valore sufficientemente basso per far si che il casco si tolga senza restare impigliato (sottogola resistente per ridurre il rischio di perdita del casco durante la caduta). Quando lavori in quota o in sospensione, l’ultima cosa di cui hai bisogno e’ perdere il casco al primo impatto contro un oggetto immobile o una parete, oppure durante una caduta dalle scale di un’impalcatura. RICORDATI DELL’IMPORTANZA DI UNA CORRETTA VALUTAZIONE DEI RISCHI!

Casco EN 12492 – casco d’alpinismo

Anche se e’ una normativa per alpinismo, molti fabbricanti offrono modelli da lavoro che rispettano questi requisiti, i quali sono piu’ restrittivi rispetto alla EN 397. Alcune case costruttrici certificano alcuni dei loro modelli con entrambe le norme, anche se nel caso della resistenza del sottogola indicata nella EN 397 (requisito opzionale) e’ totalmente incompatibile con quella indicata dalla EN 12492.

Alveo Vent EN 12492

Requisiti principali:

  • assorbimento di impatti: protezione parte superiore (percussore piano di 5kg da 2m), parte frontale (percussore piano da ½ m), parte laterale ( percussore piano da ½ m), zona posteriore (percussore piano da ½ m). F < 10 kN
  • resistenza alla penetrazione: percussore conico di 3kg da 1m (non deve esserci contatto con la testa)
  • sottogola con resistenza di 50 daN

Non ci sono dubbi che queste caratteristiche rispondono in maniera migliore alle necessita’ presenti nei lavori in fune e, in molti casi, scegliere un casco con questa norma (ricorda che non esiste nessuna normativa specifica per caschi utilizzati nei lavori in quota) rispondera’ maggiormente alle esigenze della tua valutazione dei rischi specifica dell’intervento che dovrai andare a svolgere. Scegliere fidandosi unicamente della norma che “incontri” potrebbe essere un’arma a doppio taglio! Infatti, sebbene ci siano caschi EN 12492 i quali per le loro caratteristiche si adattano bene alle necessita’ dei lavori in quota, altri al contrario sono totalmente inadeguati. Per esempio, molti modelli sono fabbricati in polipropilene, molto leggeri ma poco resistenti alle abrasioni, agli archi elettrici e agli spruzzi di metallo fuso (causa anche le aperture di ventilazione).

Casco certificato senza norma

E’ da notare anche che esistono caschi certificati senza norma che offrono eccellenti prestazioni per lavori in quota, in fune e per il soccorso. Coscienti di questa carenza nella normativa riguardante i caschi, i fabbricanti propongono modelli prettamente specifici per ogni esigenza. Il caso piu’ conosciuto riguarda i modelli Vertex e Alveo Best della marca Petzl, i quali offrono le caratteristiche migliori delle norme EN 397 ed EN 12492, ma senza pero’ soddisfare integralmente quanto richiesto da entrambe. Questo e’ solo per ricordare che le norme tecniche non richiedono il livello di sicurezza piu’ alto applicabile ad un prodotto, bensi il contrario, cioe’ il livello di sicurezza minimo. IMG_9495 (Copiar)   Il criterio corretto per la scelta del casco per i lavori in quota o in sospensione su fune non differisce dagli altri DPI, deve basarsi necessariamente nei risultati della valutazione dei rischi specifici. Nella maggior parte dei casi la normativa vigente non facilita affatto questo compito ma, in mancanza di una norma specifica, sara’ necessario applicare il “buon senso” e scegliere il casco piu’ adeguato ad ogni situazione di lavoro.

Traduzione: Andrea De Giacometti | X-Vertical | www.xvertical.it

Fonte: Granvertical.com

Foto: Petzl